La notizia è questa: alla
Federico II, a partire dall’anno accademico in corso, le nuove matricole non
riceveranno il libretto universitario. Si è deciso di abolirlo per accogliere
due diverse istanze, pare: quella della dematerializzazione cui tende la pubblica
amministrazione da una parte; e dall’altra, il desiderio di alcuni studenti di
ricevere un giudizio più equanime ai propri esami.
Lasciamo perdere l’aspetto
burocratico e prendiamo in considerazione l’altra faccia della medaglia. Da
questo punto di vista, la decisione è, in astratto, sicuramente una bella cosa,
e si basa su un principio fondamentalmente giusto: i professori devono essere
oggettivi nel valutare la preparazione di uno studente, senza condizionamenti
di sorta.
La conquista (così l’ho sentita
chiamare: la Conquista), è stata accolta quasi come una svolta epocale. Uno
spartiacque in grado di scindere la storia dell’università in un prima illiberale, quasi un medioevo
accademico, e un dopo da “età dei
lumi”, finalmente libero di proiettarsi verso una giustizia perfetta. D’ora in
avanti nell’università napoletana regnerà la rettitudine. Oltre alla libertà,
l’uguaglianza e la fraternità.
La cosa, in realtà, è un po’ più
complessa. Non sono convinto che fosse davvero lui, il Libretto, il nemico da
combattere. O comunque, non per primo.
Un professore, per ragioni
indipendenti da lui, è chiamato a valutare la preparazione di svariate decine
di studenti, magari in un solo giorno. E ognuno di essi deve mostrare, in un
quarto d’ora, il grado di preparazione raggiunto su un programma che può
prevedere le 800 pagine di un manuale, un saggio monografico e tre testi
classici della materia trattata.
E c’è qualcuno che ha il coraggio
di esultare per la Conquista!
È chiaro che ogni condizionamento
può essere sempre sbagliato. Ma viste le condizioni in cui i docenti devono
valutare i candidati, più che un meschino turbamento, il libretto era da
ritenersi un ulteriore elemento a cui il professore poteva fare riferimento.
Cavolo, è chiaro: non l’unico. Ma se un professore arrivava a mettere un 30 ad
un esame che valeva 22, solo in virtù di un libretto sfavillante, il problema
mi parrebbe più profondo. Un simile sfoggio di incompetenza non si risolverà
certo ghigliottinando il demonizzato libretto.
Questa decisione è stata
semplicemente il frutto dello spirito del tempo. In nome di un vago concetto di
democrazia ed egualitarismo, si è sacrificato sull’altare dell’ideologia quel
pragmatismo necessario per condursi in situazioni estreme. Invece di cercare
soluzioni a qualcosa che non va, – le
valutazioni imprecise dei docenti – si è pensato di estirpare il male dal
sistema con un metodo più appariscente che efficace.
Come accorciare i tempi per la
prescrizione perché la giustizia va a rilento.
Come vietare alle auto di
circolare e avere mezzi di trasporto penosi.
Nessuno vuole che un processo
duri 10 anni o che l’inquinamento ci ammazzi tutti. Ma i problemi vanno
risolti, non aggirati. Il libretto non è un mezzo divino inviato dal cielo per
garantire la meritocrazia. Eliminare il libretto era doveroso. Ma a coronamento
di una riforma veramente utile e non come azione ideologica che ha tutta l’aria
della polvere gettata sotto il tappeto.
D’altra parte, pensare che i
professori siano completamente asettici, immuni da qualsiasi stimolo che possa
turbare la loro capacità di giudizio è pura utopia. Un qualche tipo di
condizionamento l’avranno sempre. E io preferisco mille volte che il professore
venga condizionato dal mio libretto piuttosto che da altro. Se non sarà il
libretto a dare qualche informazione suppletiva al professore, significa
puntare tutto sull’abbigliamento, sul servilismo, sull’andare a ricevimento
ogni settimana “per farsi vedere”, sul fare interventi banali durante le
lezioni, sull’avere un bel paio di… occhi.
Il libretto poteva sì esercitare
un tipo di condizionamento; ma di tutti i tipi possibili, il suo sembrava
quello più equo, più fondato su una motivazione logica. Era una forma di
pressione che, quando funzionava, lo studente s’era conquistato sul campo.
Nessuno gliel’aveva regalato. Non gli era stato assegnato un potere di
condizionamento iniziale, magari in base al reddito. Non c’erano baroni
nascosti, dietro questa prassi.
La leggenda che narra di ragazzi
sfavoriti dall’avere un libretto mediocre, che non riescono mai, per tale
motivo, a prendere voti alti, è una cavolata priva di fondamento. Uno studente
che ha 24 di media, ha quella media per il semplice motivo che quella meritava.
Forse 24.5, ma insomma. E non lo dico da fortunato che ha preso 30 e lode i
primi due esami. Dovessi ripartire altre dieci volte da zero, vorrei sempre
partire con la possibilità di esibire il libretto e la speranza che il
professore lo apra.
Ma ora giustizia è fatta. Il
libretto non c’è più. Adesso tutti i ragazzi che prendevano 22 o 23 ai loro
esami possono ambire a prendere, una volta nella vita, un bel 27; toh, un 28.
Il libretto, per un professore
intelligente, non è mai stato il pontefice che parla ex cathedra. Non di rado ho sentito professori invitare studenti
particolarmente brillanti a ripresentarsi la prossima volta, per non rovinargli
la media. Per contro, conosco persone che hanno preso 30 e lode a qualche
esame, nonostante medie poco brillanti. Per poi tornare, dopo quell’exploit, a
ricevere i loro affezionati 24 e 25.
In un sistema che fa acqua da
tutte le parti, prendersela con uno dei pochi baluardi in difesa degli studenti
in gamba mi sembra una vigliaccata. Tanto più che è stata voluta da studenti. Un
suicidio, parrebbe. Ma i benefattori delle nuove leve si sono ben guardati
dall’applicare i frutti della Conquista anche a sé stessi. No, le nuove
disposizioni hanno effetto solo per i nuovi iscritti. Questo perché hanno
pensato che potesse essere ingiusto cambiare, per una persona già avviata in un
certo modo. Già, lasciamola ai posteri questa ricchezza inestimabile che
abbiamo faticosamente agguantato.
Del resto c’è una domanda che mi
assilla: come può dormire tranquillo chi ha promosso questo cambiamento? Se ha
ritenuto che un uomo o una donna, laureati e abilitati all’insegnamento, e
abbastanza in gamba da entrare in un’università prestigiosa come la Federico
II, non fossero abbastanza maturi da permettere al libretto di dare non più di
una mera indicazione. Ora, questi stessi uomo e donna, dovrebbero giudicare gli
studenti affidandosi ai 15 minuti loro concessi. Non è un controsenso?
Le persone che hanno manifestato
così tanta sfiducia verso gli insegnanti, come possono pensare con fiducia che
questi sappiano cogliere, durante la valutazione di un esame, la differenza tra
un 27 e un 28? Se un professore è indeciso se dare o meno la lode allo studente
che ha di fronte, che male c’è se per trarsi d’impaccio ricorre al libretto,
che magari gli mostra che già in due esami passati quello studente ha preso 30
e lode, proprio con lui?
Non era meglio correre il rischio
che, ove mai ci potesse essere condizionamento, questo andasse a premiare i più
bravi e “sfavorire”, o non favorire, i mediocri?
Mi rendo conto che il
discorso puzzi di aristocratico. Ma io di aristocratico non ho nulla. A me basterebbe
che venisse visto come un mero desiderio – in mancanza dell’originale – di simil-meritocrazia.
Che tristezza di post.
RispondiEliminaWow! un commento, finalmente un commento sul blog. Sei appena diventato il mio eroe!
EliminaScherzi a parte, mi farebbe piacere se potessi dirmi dell'altro. In che senso lo trovi triste? Per come è scritto, per l'argomento trattato, per la tesi sviluppata nell'argomento, o che?
Ciao! Proprio in questi giorni, in procinto di iscrivermi alla magistrale, ho scoperto di quest'abolizione.
RispondiEliminaTi dirò che non l'apprezzo perché era una piccola soddisfazione andarlo a sfogliare e sospirare soddisfatta alla vista di tutti quegli esami sostenuti (38), così lontani, così faticosamente superati, così...tanti. Era la prova tangibile del fatto che tutte le notti insonni, tutti i pomeriggi a ripetere, tutte i link di solidarietà studentesca postati su Facebook, non erano stati pura fantasia.
Ma da qui a sostenere che un bel paio di 30, presi all'inizio, sul libretto, condizionavano poco i professori...beh, non mi sento di appoggiarti. Perchè ho visto esattamente il contrario. E di 30 ne ho presi, così come di 28. E anche voti minori, in esami per i quali forse avrò studiato non a dovere, ma ho visto anche persone che avevano studiato e sapevano ciò che io sapevo, prendere 30 e lode e non un 28 o un 27 come il mio,perché il professore non voleva rovinare la media.
Forse tutta questa fiducia che si ha nei professori dell'Università è mal riposta. Sono umani, (come noi!), UMORALI(come noi donne!) e non sempre fanno la cosa giusta. Perchè per abbreviare quei 15 minuti che riservano ad ognuno, sono anche capaci di mandare via qualcuno, anche solo dopo la prima domanda risposta in modo corretto, con un bel 30 che viene messo in bella mostra insieme a tutti gli altri. Per la fiducia negli altri colleghi, insomma. E per liberarsi di noi studenti prima che tramonti il sole.
Fatto sta che sarà divertente vedere come gestiranno le cose senza un libretto come riferimento. Non sarà certo una conquista, continuo a ripeterti che lo vorrei...ma è un'innovazione di certo.
;)
Cara Tiziana, come avrai certamente notato, uno dei fondamenti della mia argomentazione sta proprio nella constatazione che il libretto non sia un elemento neutro nella valutazione, ma agisce influenzando i professori. Quindi mi rendo conto che episodi come quelli che hai raccontato tu possano accadere. Il punto però è un altro, secondo me. E cioè che senza libretto, l’esame non è che sarà finalmente oggettivo, ma ci saranno altri fattori a condizionare i docenti. Quello che voglio dire, e che ho scritto nel post qui su, è che fino a quando non ci saranno finalmente esami oggettivi, trovo ingiusto abolire il libretto. Il libretto è uno strumento per ovviare alla mancanza di oggettività, secondo me.
EliminaAd ogni modo, me ne sono fatto una ragione.
In bocca al lupo per la magistrale.
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RispondiElimina"Adesso tutti i ragazzi che prendevano 22 o 23 ai loro esami possono ambire a prendere, UNA VOLTA NELLA VITA, un bel 27; toh, un 28"
RispondiEliminaTe lo dico alla Cetto la Qualunque: "C'avimo Enrico Fermi" ma per la fine che vorrei tu facessi preferisco riesumare il Majorana! Tu con loro condividi solo la conoscenza di qualche manuale, di qualche formula, non sento ancora parlare del tuo nome, non sento i telegiornali elogiare i tuoi più arguti metodi di insegnamento. Con loro condividerai poco meno che la laurea insomma. Ho visto persone con medie bassissime prendere 28, anche trenta e lode, e guarda caso nessuno dei professori aveva aperto il libretto prima della valutazione. Solo all'atto della firma, leggendo gli ultimi da te disprezzati 22 e 23, gli stessi, fermi e convinti delle loro valutazioni, iniziavano a tentennare e a porre imbarazzanti domande. A quel punto però davanti a tanti studenti non potevano certo tirarsi indietro.
Concludo affermando che per me il libretto è il simbolo universale della mancanza di speranza dell'umanità, questo passo, quello della sua abolizione, è stato uno dei tanti piccoli passi che un disorganizzato ministero e un grande numero di studenti indignati stanno compiendo verso la libertà e il definitivo trionfo della meritocrazia.
Avrei tanto voluto vedere la tua faccia e ascoltare la miriade di sinceri pensieri che il "cervello" di uno come te può solo in momenti come questi elaborare, se fosse caduto il tuo caro libretto nel gabinetto, mentre la tazza, rabboccata dal tuo fanciullesco pianto, si sarebbe tinta di inchiostro scuro lasciando un anello indelebile nel fondo suo che non è poi tanto diverso dal fondo di te stesso.
Il ministero abolisce pagelle e libretti perché sta spingendo indecentemente sull'acquisto di computer. Scuola e università sono diventate la mecca di interessi economici enormi. Poi, per convincere i malcapitati, tiriamo fuori l'imparzialità, l'ecologia, il progresso ...
RispondiEliminaSperiamo nel tracollo dei server.