lunedì 7 gennaio 2013

Dell'abolizione del libretto universitario



La notizia è questa: alla Federico II, a partire dall’anno accademico in corso, le nuove matricole non riceveranno il libretto universitario. Si è deciso di abolirlo per accogliere due diverse istanze, pare: quella della dematerializzazione cui tende la pubblica amministrazione da una parte; e dall’altra, il desiderio di alcuni studenti di ricevere un giudizio più equanime ai propri esami.
Lasciamo perdere l’aspetto burocratico e prendiamo in considerazione l’altra faccia della medaglia. Da questo punto di vista, la decisione è, in astratto, sicuramente una bella cosa, e si basa su un principio fondamentalmente giusto: i professori devono essere oggettivi nel valutare la preparazione di uno studente, senza condizionamenti di sorta.
La conquista (così l’ho sentita chiamare: la Conquista), è stata accolta quasi come una svolta epocale. Uno spartiacque in grado di scindere la storia dell’università in un prima illiberale, quasi un medioevo accademico, e un dopo da “età dei lumi”, finalmente libero di proiettarsi verso una giustizia perfetta. D’ora in avanti nell’università napoletana regnerà la rettitudine. Oltre alla libertà, l’uguaglianza e la fraternità.

La cosa, in realtà, è un po’ più complessa. Non sono convinto che fosse davvero lui, il Libretto, il nemico da combattere. O comunque, non per primo.
Un professore, per ragioni indipendenti da lui, è chiamato a valutare la preparazione di svariate decine di studenti, magari in un solo giorno. E ognuno di essi deve mostrare, in un quarto d’ora, il grado di preparazione raggiunto su un programma che può prevedere le 800 pagine di un manuale, un saggio monografico e tre testi classici della materia trattata.
E c’è qualcuno che ha il coraggio di esultare per la Conquista!
È chiaro che ogni condizionamento può essere sempre sbagliato. Ma viste le condizioni in cui i docenti devono valutare i candidati, più che un meschino turbamento, il libretto era da ritenersi un ulteriore elemento a cui il professore poteva fare riferimento. Cavolo, è chiaro: non l’unico. Ma se un professore arrivava a mettere un 30 ad un esame che valeva 22, solo in virtù di un libretto sfavillante, il problema mi parrebbe più profondo. Un simile sfoggio di incompetenza non si risolverà certo ghigliottinando il demonizzato libretto.

Questa decisione è stata semplicemente il frutto dello spirito del tempo. In nome di un vago concetto di democrazia ed egualitarismo, si è sacrificato sull’altare dell’ideologia quel pragmatismo necessario per condursi in situazioni estreme. Invece di cercare soluzioni a qualcosa che non va,  – le valutazioni imprecise dei docenti – si è pensato di estirpare il male dal sistema con un metodo più appariscente che efficace.
Come accorciare i tempi per la prescrizione perché la giustizia va a rilento.
Come vietare alle auto di circolare e avere mezzi di trasporto penosi.
Nessuno vuole che un processo duri 10 anni o che l’inquinamento ci ammazzi tutti. Ma i problemi vanno risolti, non aggirati. Il libretto non è un mezzo divino inviato dal cielo per garantire la meritocrazia. Eliminare il libretto era doveroso. Ma a coronamento di una riforma veramente utile e non come azione ideologica che ha tutta l’aria della polvere gettata sotto il tappeto.

D’altra parte, pensare che i professori siano completamente asettici, immuni da qualsiasi stimolo che possa turbare la loro capacità di giudizio è pura utopia. Un qualche tipo di condizionamento l’avranno sempre. E io preferisco mille volte che il professore venga condizionato dal mio libretto piuttosto che da altro. Se non sarà il libretto a dare qualche informazione suppletiva al professore, significa puntare tutto sull’abbigliamento, sul servilismo, sull’andare a ricevimento ogni settimana “per farsi vedere”, sul fare interventi banali durante le lezioni, sull’avere un bel paio di… occhi.
Il libretto poteva sì esercitare un tipo di condizionamento; ma di tutti i tipi possibili, il suo sembrava quello più equo, più fondato su una motivazione logica. Era una forma di pressione che, quando funzionava, lo studente s’era conquistato sul campo. Nessuno gliel’aveva regalato. Non gli era stato assegnato un potere di condizionamento iniziale, magari in base al reddito. Non c’erano baroni nascosti, dietro questa prassi.

La leggenda che narra di ragazzi sfavoriti dall’avere un libretto mediocre, che non riescono mai, per tale motivo, a prendere voti alti, è una cavolata priva di fondamento. Uno studente che ha 24 di media, ha quella media per il semplice motivo che quella meritava. Forse 24.5, ma insomma. E non lo dico da fortunato che ha preso 30 e lode i primi due esami. Dovessi ripartire altre dieci volte da zero, vorrei sempre partire con la possibilità di esibire il libretto e la speranza che il professore lo apra.

Ma ora giustizia è fatta. Il libretto non c’è più. Adesso tutti i ragazzi che prendevano 22 o 23 ai loro esami possono ambire a prendere, una volta nella vita, un bel 27; toh, un 28.
Il libretto, per un professore intelligente, non è mai stato il pontefice che parla ex cathedra. Non di rado ho sentito professori invitare studenti particolarmente brillanti a ripresentarsi la prossima volta, per non rovinargli la media. Per contro, conosco persone che hanno preso 30 e lode a qualche esame, nonostante medie poco brillanti. Per poi tornare, dopo quell’exploit, a ricevere i loro affezionati 24 e 25.

In un sistema che fa acqua da tutte le parti, prendersela con uno dei pochi baluardi in difesa degli studenti in gamba mi sembra una vigliaccata. Tanto più che è stata voluta da studenti. Un suicidio, parrebbe. Ma i benefattori delle nuove leve si sono ben guardati dall’applicare i frutti della Conquista anche a sé stessi. No, le nuove disposizioni hanno effetto solo per i nuovi iscritti. Questo perché hanno pensato che potesse essere ingiusto cambiare, per una persona già avviata in un certo modo. Già, lasciamola ai posteri questa ricchezza inestimabile che abbiamo faticosamente agguantato.

Del resto c’è una domanda che mi assilla: come può dormire tranquillo chi ha promosso questo cambiamento? Se ha ritenuto che un uomo o una donna, laureati e abilitati all’insegnamento, e abbastanza in gamba da entrare in un’università prestigiosa come la Federico II, non fossero abbastanza maturi da permettere al libretto di dare non più di una mera indicazione. Ora, questi stessi uomo e donna, dovrebbero giudicare gli studenti affidandosi ai 15 minuti loro concessi. Non è un controsenso?
Le persone che hanno manifestato così tanta sfiducia verso gli insegnanti, come possono pensare con fiducia che questi sappiano cogliere, durante la valutazione di un esame, la differenza tra un 27 e un 28? Se un professore è indeciso se dare o meno la lode allo studente che ha di fronte, che male c’è se per trarsi d’impaccio ricorre al libretto, che magari gli mostra che già in due esami passati quello studente ha preso 30 e lode, proprio con lui?
Non era meglio correre il rischio che, ove mai ci potesse essere condizionamento, questo andasse a premiare i più bravi e “sfavorire”, o non favorire, i mediocri?
Mi rendo conto che il discorso puzzi di aristocratico. Ma io di aristocratico non ho nulla. A me basterebbe che venisse visto come un mero desiderio – in mancanza dell’originale – di simil-meritocrazia.

7 commenti:

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    1. Wow! un commento, finalmente un commento sul blog. Sei appena diventato il mio eroe!

      Scherzi a parte, mi farebbe piacere se potessi dirmi dell'altro. In che senso lo trovi triste? Per come è scritto, per l'argomento trattato, per la tesi sviluppata nell'argomento, o che?

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  2. Ciao! Proprio in questi giorni, in procinto di iscrivermi alla magistrale, ho scoperto di quest'abolizione.
    Ti dirò che non l'apprezzo perché era una piccola soddisfazione andarlo a sfogliare e sospirare soddisfatta alla vista di tutti quegli esami sostenuti (38), così lontani, così faticosamente superati, così...tanti. Era la prova tangibile del fatto che tutte le notti insonni, tutti i pomeriggi a ripetere, tutte i link di solidarietà studentesca postati su Facebook, non erano stati pura fantasia.
    Ma da qui a sostenere che un bel paio di 30, presi all'inizio, sul libretto, condizionavano poco i professori...beh, non mi sento di appoggiarti. Perchè ho visto esattamente il contrario. E di 30 ne ho presi, così come di 28. E anche voti minori, in esami per i quali forse avrò studiato non a dovere, ma ho visto anche persone che avevano studiato e sapevano ciò che io sapevo, prendere 30 e lode e non un 28 o un 27 come il mio,perché il professore non voleva rovinare la media.
    Forse tutta questa fiducia che si ha nei professori dell'Università è mal riposta. Sono umani, (come noi!), UMORALI(come noi donne!) e non sempre fanno la cosa giusta. Perchè per abbreviare quei 15 minuti che riservano ad ognuno, sono anche capaci di mandare via qualcuno, anche solo dopo la prima domanda risposta in modo corretto, con un bel 30 che viene messo in bella mostra insieme a tutti gli altri. Per la fiducia negli altri colleghi, insomma. E per liberarsi di noi studenti prima che tramonti il sole.
    Fatto sta che sarà divertente vedere come gestiranno le cose senza un libretto come riferimento. Non sarà certo una conquista, continuo a ripeterti che lo vorrei...ma è un'innovazione di certo.
    ;)

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    1. Cara Tiziana, come avrai certamente notato, uno dei fondamenti della mia argomentazione sta proprio nella constatazione che il libretto non sia un elemento neutro nella valutazione, ma agisce influenzando i professori. Quindi mi rendo conto che episodi come quelli che hai raccontato tu possano accadere. Il punto però è un altro, secondo me. E cioè che senza libretto, l’esame non è che sarà finalmente oggettivo, ma ci saranno altri fattori a condizionare i docenti. Quello che voglio dire, e che ho scritto nel post qui su, è che fino a quando non ci saranno finalmente esami oggettivi, trovo ingiusto abolire il libretto. Il libretto è uno strumento per ovviare alla mancanza di oggettività, secondo me.
      Ad ogni modo, me ne sono fatto una ragione.
      In bocca al lupo per la magistrale.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. "Adesso tutti i ragazzi che prendevano 22 o 23 ai loro esami possono ambire a prendere, UNA VOLTA NELLA VITA, un bel 27; toh, un 28"
    Te lo dico alla Cetto la Qualunque: "C'avimo Enrico Fermi" ma per la fine che vorrei tu facessi preferisco riesumare il Majorana! Tu con loro condividi solo la conoscenza di qualche manuale, di qualche formula, non sento ancora parlare del tuo nome, non sento i telegiornali elogiare i tuoi più arguti metodi di insegnamento. Con loro condividerai poco meno che la laurea insomma. Ho visto persone con medie bassissime prendere 28, anche trenta e lode, e guarda caso nessuno dei professori aveva aperto il libretto prima della valutazione. Solo all'atto della firma, leggendo gli ultimi da te disprezzati 22 e 23, gli stessi, fermi e convinti delle loro valutazioni, iniziavano a tentennare e a porre imbarazzanti domande. A quel punto però davanti a tanti studenti non potevano certo tirarsi indietro.
    Concludo affermando che per me il libretto è il simbolo universale della mancanza di speranza dell'umanità, questo passo, quello della sua abolizione, è stato uno dei tanti piccoli passi che un disorganizzato ministero e un grande numero di studenti indignati stanno compiendo verso la libertà e il definitivo trionfo della meritocrazia.
    Avrei tanto voluto vedere la tua faccia e ascoltare la miriade di sinceri pensieri che il "cervello" di uno come te può solo in momenti come questi elaborare, se fosse caduto il tuo caro libretto nel gabinetto, mentre la tazza, rabboccata dal tuo fanciullesco pianto, si sarebbe tinta di inchiostro scuro lasciando un anello indelebile nel fondo suo che non è poi tanto diverso dal fondo di te stesso.

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  5. Il ministero abolisce pagelle e libretti perché sta spingendo indecentemente sull'acquisto di computer. Scuola e università sono diventate la mecca di interessi economici enormi. Poi, per convincere i malcapitati, tiriamo fuori l'imparzialità, l'ecologia, il progresso ...
    Speriamo nel tracollo dei server.

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